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SERGIO TOFANO

L’ARGUTO MONDO DI “STO”

Figlio di un magistrato che discendeva da un’antica famiglia napoletana e che si era trasferito nella Capitale prima della sua nascita, Sergio Tofano nacque a Roma il 20 Agosto 1886 e vi morì il 28 ottobre 1973. Studiò all’Università di Roma e fu allievo della Accademia di recitazione di Santa Cecilia. Dopo la iscrizione ai corsi universitari, non tardò a manifestare i tratti di una personalità anticonformista. Per l’uso apparso eccessivo di espressioni ironiche, segni distintivi che avrebbero poi improntato la sua carriera artistica, il senato accademico dell’Università di Roma respinse per ben due volte la sua bizzarra tesi sul ruolo teatrale del “brillante” nella commedia italiana. Ottenuta infine la laurea, diede avvio a una carriera di successo non solo come attore, ma anche come disegnatore e caricaturista, attività nelle quali si affermò con la firma di “Sto”.

IL PALCOSCENICO

SERGIO TOFANO

Sulle scene Sergio Tofano esordì nel 1909, al termine gli studi, entrando a far parte delle più apprezzate formazioni dell’epoca. Ingaggiato nella compagnia del grande Ermete Novelli, si formò dapprima alla sua scuola; ma il suo vero maestro sarebbe divenuto Virgilio Talli, antesignano della regia teatrale italiana, nella cui compagnia Tofano rimase dal 1913 al 1924, mettendosi in luce per la sua personalità originale e innovatrice. Fu durante questo lungo sodalizio che ebbe modo di conoscere la costumista Rosa Cavallari, sua futura moglie.

UNA CARRIERA “BRILLANTE”

SERGIO TOFANO

Unitosi nel 1924 alla compagnia di Dario Niccodemi, si trovò a recitare accanto ad attori del calibro di Vera Vergani, Luigi Cimara e Luigi Almirante, sempre distinguendosi per l’inconfondibile stile personale. Nel 1928 divenne capocomico, accanto a Luigi Almirante e Giuditta Rissone. Tra il 1929 e il 1931 fu, fra l’altro, interprete, con Elsa Merlini e Luigi Cimara, de “La dama bianca” di Aldo De Benedetti e di “Pensaci, Giacomino!” di Luigi Pirandello.
Da allora fu alla guida di importanti gruppi, con attori come Evi Maltagliati, il citato Luigi Cimara, Vittorio De Sica, Giuditta Rissone, Olga Vittoria Gentili.Con la sua chiave sempre elegantemente ironica e comunque lontana dagli stereotipi, diede vita non soltanto a figure caricaturali ispirate allo spirito grottesco e alle influenze futuriste del tempo, ma anche a personaggi di grande vigore espressivo, sempre accomunati da uno stile raffinato e da uno sguardo disincantato sulla condizione umana.

Interpretò con successo lavori di autori classici e moderni: da Molnár a Shaw, da Romains a Pirandello, da Machiavelli a Molière, da Anton Čechov a Henrik Ibsen, da Kaiser a Bertolt Brecht. Sul lavoro lo affiancò spesso la moglie Rosetta, che finì suicida nel 1960, dopo avergli dato il figlio Gilberto, che divenne regista teatrale e televisivo.

L’Attore nel ruolo del giudice, nello sceneggiato televisivo “Il cadavere scomparso”, secondo episodio della popolare serie “Le inchieste del commissario Maigret ” (1968).

Se non mancano le tracce del suo passaggio attraverso i set del grande schermo, l’impegno più attivo di Tofano in veste di attore fu soprattutto rivolto al palcoscenico: nella sua lunga carriera si distinse infatti come uno dei più apprezzati interpreti di Shaw (Androclo e il leone), Cechov (Il giardino dei ciliegi) e Pirandello (Sei personaggi in cerca d’autore). Fra il 1949 e il 1952 lo ritroviamo con il Piccolo Teatro di Milano, sotto la direzione di Giorgio Strehler, dove recita accanto a Lilla Brignone e Gianni Santuccio ne “La morte di Danton” di Buchner e in “Casa di bambola” di Ibsen. Per la regia di Visconti, interpreta Ulisse in “Troilo e Cressida” di Shakespeare (1949). Va ricordata anche la sua collaborazione con il teatro dei Satiri di Roma dove, fra il 1952 e il 1953, interpreta Arpagone ne “L’avaro di Molière”, per la regia di Luciano Lucignani. Dopo il 1954, anno in cui Tofano recita nuovamente con Strehler nella “Trilogia della villeggiatura” di Carlo Goldoni, le sue apparizioni sulla scena si fanno sempre più discontinue, per cedere il posto a una nuova stagione artistica.

Compagnia Merlini-Cimara-Tofano, 1932.

“Pensaci Giacomino”, di L. Pirandello (1932).

Sergio Tofano è il professor T

CINEMA E TELEVISIONE

Al cinema italiano non poteva certo mancare il tratto ironico della silhouette di Sergio Tofano. Lo ricordiamo nei film “La segretaria privata” (1913) e “Seconda B” (1934) di Goffredo Alessandrini o, ancora, nel ruolo di protagonista nel film “O la borsa o la vita” (1933) di Carlo Ludovico Bragaglia. Ma è l’avvento del piccolo schermo, che lo vede prestare la sua inconfondibile maschera al nuovo mezzo, a renderlo popolare presso il pubblico più vasto. Eccolo nel ruolo del Signor Bennet, nella riduzione di ”Orgoglio e pregiudizio” (1957); ne “L’idiota” (1959) e in “Mastro Don Gesualdo” (1964). Accanto a Gino Cervi, lo

ritroviamo a cesellare personaggi indimenticabili in alcuni episodi della serie “Le inchieste del Commissario Maigret” (1965); interpreta magistralmente il ruolo dell’abate Faria ne “Il conte di Montecristo”(1966); nel 1968 è nel cast de “Le mie prigioni” (dal romanzo omonimo di Silvio Pellico), come pure in quello de “I fratelli Karamazov”, nei panni di padre Zosima (1969). In questo periodo, lavora con Loy, Monicelli, Zampa, Bertolucci. Con Pasquale Festa Campanile recita anche nel “Rugantino” e con Risi ne “La colonna infame” (1973). Il suo ultimo ruolo d’attore fu il personaggio dell’abate Parini, nel telefilm “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” (1973).

ILLUSTRATORE E SCRITTORE

Oltre a quella d’attore, diede notorietà, ma soprattutto procurò consenso a Sergio Tofano l’attività di illustratore, in cui tradusse la sua visione ironica del mondo, rappresentato con raffinate stilizzazioni attraverso le sagaci concordanze umoristiche dei suoi versi in rima. Sul “corrierino” pubblica nel 1921 una sua versione della Vispa Teresa e nel 1925 le avventure di Taddeo e Veneranda. Il Signor Bonaventura, personaggio da lui creato a firma di “Sto”, nacque nel 1917. Apparve prima sul “Giornalino della Domenica” di Vamba poi sul “Corriere dei piccoli” (il supplemento per bambini del Corriere della Sera) a partire dal numero 43. La sua presenza si traduceva in un’illustrazione a tutta pagina, composta da otto vignette, cui era associato un testo in versi. Il successo immediato ne garantì la durata ininterrotta fino al 1943. Nel dopoguerra le pubblicazioni ripresero con immutata frequenza, per ridursi gradualmente solo nel corso degli anni cinquanta, fino a cessare definitivamente negli anni sessanta. Bonaventura esordì sul palcoscenico, con immediato favore di pubblico, nel 1927, a Torino, al Teatro Carignano, con la Compagnia Comica Italiana Almirante-Rissone-Tofano.
Tofano scrisse complessivamente sei commedie musicali ispirate al personaggio e ne curò anche l’allestimento scenico, interpretando personalmente la parte del signor Bonaventura. Questi i titoli: “Qui comincia la sventura del signor Bonaventura” (1927); “Una losca congiura” (1928); “La regina in berlina” (1929); “L’isola dei pappagalli” (1938); “Bonaventura veterinario per forza” (1948); “Bonaventura precettore a corte” (1953). Bonaventura apparve anche nel film “Cenerentola e il Signor Bonaventura” (1941), interpretato da Paolo Stoppa per la regia di Sergio Tofano.La figura di Bonaventura, divenuta tanto popolare da assumere quasi valenza di archetipo nell’immaginario collettivo del tempo, è stata considerata l’ultima maschera della Commedia dell’Arte. In essa si fondono i tratti dell’ironia, della drammaticità, della satira politica, con una straordinaria capacità di entrare immediatamente in sintonia con le corde del lettore.

Nel 1965 Tofano pubblicò “Il teatro all’antica italiana”, che raccoglie il frutto della sua esperienza teatrale. Il saggio è tutt’ora ritenuto da molti docenti di teatro una delle letture fondamentali per aspiranti attori, registi e commediografi.

LETTERATURA PER L’INFANZIA

Sergio Tofano fu anche scrittore di libri per bambini.La sua penna ci ha regalato “Il romanzo delle mie delusioni”, “I cavoli a merenda”, “La principessa delle lenticchie ed altri racconti”, “Storie di cantastorie”, “Qui comincia la sventura del signor Bonaventura” e altri testi, che, a distanza di tanti anni, risultano ancora straordinariamente attuali.

1917: nasce il signor Bonaventura.

GLI ANNI DELL’ACCADEMIA

All’insegnamento si dedicò tra il 1951 e il 1969. Negli oltre vent’anni di impegno devoluto all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, dove insegnò il “Mestiere dell’Attore” a generazioni di allievi, Tofano riversò nella missione formativa tutto il suo bagaglio di straordinaria sensibilità, di alta competenza artigianale e di eccezionale esperienza professionale.